Altered Carbon: una serie Cyberpunk?

La mia ultima esperienza con l’universo Cyberpunk nel mondo del grande schermo si era conclusa con un profondo senso di amaro in bocca. Avevo atteso con ansia l’uscita di Blade Runner 2049 anche sulle ali dell’hype che lo aveva preceduto ed in buona sintesi mi ero ritrovato a vedere un capolavoro di fotografia con una storia banale, insignificante, colma di buchi di trama.

Ma almeno aveva rispettato l’ambientazione… no manco quello. Città deserte, scenari alla fallout e nulla che facesse vagamente ricordare quel mondo sovraffollato di vita senza valore che era lo sprawl, pochissime comparse e la pellicola nel mondo metropolitano si fermava per 10 minuti di scarsissimo rilievo.

Una sorta di fallout coi replicanti in un avventura senz’anima che nemmeno Harrison Ford era riuscito a raddrizzare. Con pace all’anima di chi diceva che era al livello del primo.

Eretici-

D’altronde la mia esperienza di cinema legati all’ambientazione cyberpunk è sempre stata deludente, forse anche per mancanza di investimenti, trovare produzioni degne di nota capaci di dar vita alle dinamiche sociali, politiche e culturali dello sprawl, delle guerre fra corporation è davvero complesso.

Poco male perché di recente Netflix ci ha regalato una serie che in buona misura ha colmato queste lacune. Altered Carbon.

Ambientata nella San Francisco del 2348 la serie è tratta dall’omonimo romanzo di Richard Morgan (noto in italia col titolo di Bad City), la serie tratta diverse tematiche molto interessanti a livello di componenti morali. Tutto si basa su una nuova tecnologia che di fatto permette di immagazzinare ricordi e personalità di un individuo in un supporto innestabile detto “Pila Corticale” innestabile. Il che rende il corpo fisico oggetto abbastanza privo di valore, tanto da essere considerato “Teca”, mero contenitore.

Non che tutti possano permettersi questa tecnologia (o almeno non come vorrebbero) il che crea qualche leggero scompenso di classe fra de facto “immortali” e gente buona solo per essere una teca. La storia senza spilerare troppo mescola alla componente cyberpunk una componente investigativa. Il Mat (Matusalemme) Bancroft indaga il nostro protagonista (dal passato piuttosto turbolento) per indagare su chi l’abbia ucciso. In effetti distruggere una pila permette di cancellare l’IO per sempre (cosa accaduta al Mat in questione); ma Bancroft, che non bada a spese, aveva un backup satellitare. Ma gli mancano gli ultimi 10 minuti di vita per cui non si ricorda bene chi lo ha ammazzato.

Nella serie non mancano riferimenti classici della visione Cyberpunk (sesso, violenza, droghe sono perfettamente inquadrate in questo canovaccio). A livello di Fotografia e Grafica, Netflix non è andata al risparmio e alcune inquadrature sono davvero degne di nota.

Per concludere, suggerisco a tutti gli amanti del genere di darci un occhiata, certo che non rimarranno delusi!

(Danny per Alteraego)